Santorini - Guide Turistiche

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Santorini


La storia


Santorini, in greco  Thera,  è  l'isola più meridionale dell'arcipelago delle Cicladi, una delle zone più sismiche del pianeta, nella quale si sovrappongono ben quattro placche tettoniche (euroasiatica, egea, turca e africana). Ciononostante queste isole sono state abitate fin da tempi antichissimi diventando il ponte naturale degli scambi  tra Europa e Asia. Gli insediamenti più antichi dell'isola risalgono all’Età del Bronzo, come dimostrano  i ritrovamenti archeologici, per lo più vasellame, databili alla seconda fase della civiltà proto-cicladica (3200 - 2000 a.C.). Gli scavi, ancora in corso nel sito di Akrotiri, hanno confermato la presenza di attività umana sull'isola, tra il 2000 e il 1500 a.C. e la nascita dei primi centri urbani. Intorno al 1500 a.C. Santorini fu distrutta da un violento terremoto. L’isola, infatti, è costituit da un enorme vulcano di tipo pliniano, un genere di vulcano il cui magma tende a trattenere i gas per periodi molto lunghi  generando enormi pressioni nel sottosuolo: le eruzioni di questo tipo raggiungono una potenza distruttiva che va ben oltre la semplice eruzione di lava. Akrotiri, soprannominata la "Pompei greca" perché si conserva intatta sotto uno strato di lava e ceneri, costituisce una testimonianza archeologica tra le più importanti di tutto il Mediterraneo orientale. Secondo lo storico greco Erodoto, l'isola inizialmente era chiamata Strongyle che significa "circolare", poiché formava quasi un anello continuo tra Paros e Aspronisi, separate da un canale dove affiorava un vulcano sottomarino: in seguito l’isola prese il nome di  Calliste. Circa tre secoli dopo l'eruzione del vulcano, l'isola venne colonizzata dai Fenici, che vi rimasero per circa 250 anni, fino a quando gli Spartani la conquistarono nel 900 a.C. e le diedero  il nome di Thera. Dal periodo della dominazione spartana l'isola perse importanza. Nel 1204, quando Costantinopoli cadde nelle mani dei combattenti della Quarta Crociata, Santorini fu ceduta come baronato alla famiglia Barozzi  che la amministrò per un secolo e ne fece la sede del vescovo cattolico. In quel periodo l’isola  prese il nome attuale da una piccola cappella dedicata a Agia Irini (sant'Irene), situata vicino a una baia che faceva da porto alla flotta veneziana. I Veneziani rimasero nelle Cicladi fino al 1759, quando l'isola divenne parte dell'Impero Ottomano, 126 anni dopo la caduta di Costantinopoli. La dominazione turca eliminò il pericolo dei pirati, che avevano imperversato a lungo nel Mediterraneo orientale e,  da questo momento in poi, Santorini divenne un fiorente centro di scambi commerciali e la sua storia fu da allora strettamente legata a quella della Grecia. A Santorini le abitazioni sono raggruppate in diverse aree:  quella di Sidera, nella parte superiore del villaggio di Ia, quella di Frangomahala, a nord di Fira e il centro del villaggio di Messaria. Le case di Santorini si differrenziano da quelle neoclassiche tipiche delle isole greche per alcune caratteristiche: un lucernario  sopra l’entrata principale, pilastri decorati sulla facciata e una combinazione di diversi materiali di costruzione, retaggio della presenza  veneziana. Sopra l’entrata principale si trovava un frontone in marmo, con il nome del proprietario e l’anno di costruzione. Gran parte delle abitazioni appartenenti ai residenti benestanti subirono danni significativi durante il terremoto del 1956. Quasi tutte le case a Santorini possiedono una kanava, cioè una cantina per la produzione e conservazione del vino,con due sole aperture verso l’esterno: la porta a due archi con  la pccola finestra sovrastante, attraverso la quale si getta l’uva, e una cavità per l’aerazione. La cantina di solito comprende due torchi e due cisterne cilindriche chiamate linos; a volte vi si può trovare anche una terza cisterna e un alambicco per la distillazione del raki (un liquore ricavato dagli acini d’uva). Gli acini bianchi vengono gettati nella cisterna più grande, quelli neri nella seconda;  la terza cisterna è  utilizzata per produrre il Vinsanto, vino dolce. Il terreno di Santorini è composto da polvere vulcanica, terra e cenere; il suolo biancastro , per quanto sia facilmente scavabile, non presenta cedimenti, proprio per questo motivo gli abitanti più poveri solevano scavare grotte orizzontali per farne delle abitazioni. Gli unici varchi che permettevano all’aria e alla luce di penetrare erano l’entrata, la finestra e il lucernario. Una tipica casa grotta consta di due stanze; quella più interna, che veniva di solito adibita a camera da letto, presenta delle aperture verso la superficie. Alcune case presentano una terza stanza utilizzata come deposito. Di fronte alla casa grotta, che si sporge ai piedi della collina, si trova un cortile con una cisterna per la raccolta dell’acqua. Gran parte delle abitazioni sono state costruite sul ciglio della caldera nei villaggi di Fira e Ia. I villaggi di Vothonas, Finikia e Karterados sorgono sulle pareti di alcuni burroni, in cui sono state scavate le abitazioni.  Case-grotta si trovano anche nei villaggi medievali fortificati di Pyrgos, Emporio e Akrotiri. Oggi questo genere di case è molto costoso, a causa della posizione privilegiata che le rende, secondo i principi dell’architettura bioclimatica, calde d’inverno e fresche d’estate. La materia geologica di molte località dell'isola presenta organismi marini mineralizzati, la tecnica del radiocarbonio indica che l’età dei fossili varia tra i 645.000 e i 585.000 anni. 50.000 anni più tardi si formò il vulcano di Peristeri, che raggiunge i 400 metri d'altezza nella località di Mikros Profitis. Nello stesso lasso di tempo anche gli altri vulcani, quelli di Balos, Kokkini Paralia e Kokkinopetra, entrarono in attività e seguì un periodo di continue eruzioni in cui vennero rilasciate tonnellate di terra, che modellarono l'isola. Il vulcano stesso  creò un enorme bacino, chiamato caldera che si riempì  con le acque del mare. Il vulcano eruttò altre 12 volte nei 400.000 annisuccessivi;: gli strati di lava sono visibili nel precipizio vicino al villaggio di Imerovigli e sugli scogli di Therasia si può ammirare ciò che resta del vulcano di Skaros. Il pittoresco villaggio di Iava sorge sulla terra rossastra, proveniente dall'eruzione di 50.000 anni fa. Si stima che 90 miliardi di tonnellate di roccia fusa furono rilasciati in pochi giorni; e stato scientificamente provato che l'eruzione causo un aumento della temperatura terrestre di 1- 2 C. Il vulcano causò uno  tsunami che molto probabilmente distrusse la civiltà minoica di Creta, a 110 km a sud di Santorini. A causa di attività minori, all’interno della caldera emersero le isolette di Palea Kameni e Nea Kameni. Nel 197 a.C., circa 1.500 anni dopo la formazione della caldera, una nuova isola emerse in superficie. Da quando si è formato il vulcano sottomarino, si sono verificate otto eruzioni, l'ultima nel 1950. Da allora il vulcano è quiescente, ma sulla spiaggia fonti calde e gas testimoniano l’attività  vulcanica del sottosuolo e, secondo gli esperti,  in futuro potrebbe verificarsi un'ulteriore disastrosa eruzione. Che Santorini fosse tutto ciò che rimaneva di un'isola molto più vasta, distrutta da una catastrofica esplosione, si sapeva da tempo: era noto che dall'antica Thera erano stati eruttati ben 18 Km cubi di magma e che la sua esplosione non lasciò che uno spezzone di roccia annerita. Solo negli anni Settanta il metodo del radiocarbonio ha permesso di datare, con un margine di errore ridotto, un trono rinvenuto sotto la cenere vulcanica: l'eruzione doveva essere avvenuta intorno al 1456 a.C. Questa data collimava con un'ipotesi elaborata qualche anno prima da un geologo greco, Angelo Galanopulos,  il quale, analizzando alcuni episodi della Bibbia (i "tre giorni di buio", i terremoti, la divisione delle acque del Mar Rosso), concluse che in quell'anno un'esplosione vulcanica doveva aver interessato il Mediterraneo orientale. Inoltre, leggendo le trascrizioni dei testi di Platone, il geologo affermò che si era verificato un errore che aveva moltiplicato per dieci le cifre originariamente riportate: Atlantide poteva identificarsi con Thera e, leggendo 900 invece di 9000 anni anche il periodo della scomparsa di Atlantide coincideva con l'eruzione che distrusse Santorini. Nel 1973 la geologa Dorothy Vitaliano sottolineò come la topografia di Atlantide descritta da Platone si adattasse a quella di Thera  raffigurata  da un affresco trovato negli scavi di Akrotiri.  L'ipotesi convincente è quella della distruzione di Thera, base navale dell'impero minoico, e dei conseguenti maremoti che avrebbero fatto scomparire gradualmente quella civiltà e la sua supremazia nel Mediterraneo consentendo l’ascesa di Micene. Tale evento vulcanico avrebbe dato origine insieme al mito di Giasone e del Minotauro, alle narrazioni di Platone e a quelle della Bibbia. Tuttavia la dinamica dell'eruzione a Thera, come documentato dagli scavi, escluderebbe la repentinità del cataclisma tramandata da Platone. Nelle abitazioni portate alla luce ad Akrotiri non vi sono resti umani, nessun oggetto prezioso, come se gli abitanti avessero avuto tutto il tempo di raccogliere i propri beni e fuggire. Utensili e scorte di viveri sono stati trovati negli scantinati delle case, forse messi lì per proteggerli dalle scosse: cosa che fa pensare a una certa dimestichezza degli abitanti coi terremoti. Probabilmente l'eruzione fu annunciata da numerose scosse per alcune settimane, che spinsero la popolazione ad abbandonare l'isola, in una prima fase, per poi tornarvi. Infatti gli scavi evidenziano come la popolazione avesse iniziato a riparare i danni subiti e a riprendere la vita di sempre: una via riaperta, macerie raccolte in ordinati cumuli, la cornice di una finestra ingrandita per ricavarne una porta, un focolare improvvisato in una casa, etc. L'opera di ricostruzione si interruppre a seguito della ripresa dell'attività vulcanica che costrinse la popolazione ad abbandonare per sempre  Thera e dirigersi verso Creta. Fu a questo punto che iniziò una sequenza impressionante di fenomeni che produssero, dapprima, una pioggia di pomici, poi piovvero massi più rossi e infine la caratteristica pomice rosa che ha reso celebre l'isola. Quindi il vulcano esplose: un getto di materiali compressi e di gas surriscaldati raggiunse la stratosfera ad una velocità di 2000 Km orari facendo udire i suoi boati ovunque. Le ceneri furono sparse per molti chilometri e  alterarono, probabilmente,  le condizioni meteorologiche. La violenta esplosione di magma  svuotò il gigantesco bacino magmatico sottostante l'isola, provocando il crollo dell'edificio vulcanico: miliardi di metri cubi d'acqua si precipitarono nell'abisso incandescente: la repentina vaporizzazione dell'acqua deve aver scatenato una serie di esplosioni titaniche che sollevarono immense ondate alte fino a 60 metri che si schiantarono sulle coste di Creta e dell'Egitto.

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