La storia
Ravenna (158 058 abitanti) si trova nel Nord-Est dell’Italia peninsulare, a pochi chilometri dal Mare Adriatico. La sua provincia, che costituisce la parte settentrionale della Romagna, si stende dal mare fino alle colline dell’Appennino. Il territorio comunale, il secondo in Italia per superficie e superato solo da quello di Roma, comprende nove lidi della riviera romagnola. Nel Medioevo Ravenna è stata tre volte capitale: dell'Impero romano d'Occidente (402-476), del Regno degli Ostrogoti (493-553) e dell'Esarcato bizantino (568-751). La città è inserita, dal 1996, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO (Monumenti paleocristiani di Ravenna). Non vi sono testimonianze archeologiche certe sulla fondazione, ma si sa che i primi popoli a insediarsi nella zona furono Greci, Tessali, Etruschi, Umbri e successivamente i Galli Senoni. Ravenna dista 17 km dalla foce del ramo meridionale del Po, cui è collegata tramite il fiume Padenna, suo affluente. L'abitato consisteva di palafitte distribuite su piccole isole situate all'interno della Valle Padusa, una situazione simile a quella Venezia secoli dopo. Ravenna, per tutta l’antichità, fu circondata dalle acque e accessibile solo dal mare. Tale peculiarità non passò inosservata ai Romani, e l’imperatore Augusto dislocò qui la flotta militare dell'alto Adriatico, avviando importanti lavori di sistemazione idraulica: fece scavare la Fossa Augusta, un canale che collegava il Po con l'ampio specchio di acqua a sud di Ravenna e fondò il porto di Classe. Il porto, secondo Plinio il Vecchio, poteva contenere fino a 250 triremi e 10 000 marinai o classari destinati al controllo di tutto il Mediterraneo orientale così come la base destinata al controllo del Mediterraneo occidentale era il porto di Miseno, in Campania. Oltre che militare il porto aveva anche un’importanza commerciale con traffici mercantili verso tutto il Mediterraneo. Nel 402 l’imperatore romano d'Occidente Onorio trasferì a Ravenna la residenza imperiale da Milano, per sfuggire alle minacce dei visigoti di Alarico. In questo periodo la città, divenuta la nuova capitale, visse una fase di espansione ma, nello stesso periodo, l'interramento della laguna causato dagli apporti alluvionali dei fiumi rese progressivamente inutilizzabile il porto di Classe. A Ravenna si decisero le sorti dell'Impero d'Occidente quando nel 476 venne deposto l'ultimo imperatore, Romolo Augusto, per mano di Odoacre, re degli Eruli. Il regno di Odoacre ebbe vita breve: nel 493 il re dei Goti Teodorico rivendicò il controllo della città, dopo un lungo assedio. Il sovrano goto, che morì nel 526, attuò una politica di distensione soprattutto dal punto di vista religioso. La presenza di una vasta comunità di cristiani ariani portò alla costruzione di numerosi edifici di culto. Divenuto imperatore d'Oriente Giustiniano I avviò un programma politico mirato alla riconquista di quei territori dell'Impero romano d'Occidente occupati da regni "barbarici" (Ostrogoti in Italia, Vandali in Africa e Visigoti in Spagna) con un'offensiva militare nota come guerra greco-gotica. Anche l'Italia rientrò ben presto sotto il controllo dell'Impero bizantino. Giustiniano stabilì nella penisola un protettorato con sede a Ravenna, successivamente controllato da esarchi. Giustiniano, inoltre, si preoccupò di fare occupare il soglio vescovile ravennate da Massimiano, suo uomo di fiducia, che assunse, per la prima volta nella storia antica della chiesa, il ruolo di arcivescovo. Nel 751 l'Esarcato cadde sotto l'offensiva dei Longobardi. Per volontà del re dei Franchi Pipino il Breve, la città nel 754 con il patto di Quierzy passò sotto il controllo del papa. Il patto non fu mai operativo in quanto i Longobardi rimasero in città fino al 756 e successivamente il potere fu esercitato dagli arcivescovi locali con l'appoggio dell’aristocrazia e in forza di antichi privilegi che riconoscevano alla chiesa ravennate l'indipendenza dal papato di Roma (autocefalia). I privilegi di cui gli arcivescovi godevano li portarono allo scontro aperto con i papi romani e di conseguenza ad appoggiare gli imperatori, dagli Ottoni agli Svevi. In questo periodo la città fu spogliata di molte opere (arredi, mosaici, marmi, statue); Classe, saccheggiata e ormai lontana dalla costa, venne definitivamente abbandonata. Dopo il 1152 il Po si spostò di circa 60 km più a Nord (Rotta di Ficarolo). Ravenna, che era a 15-20 km dal fiume, si trovò così irrimediabilmente scollegata dalla grande arteria fluviale. Ravenna ebbe un ordinamento comunale, prima sotto il controllo degli arcivescovi e successivamente fra le famiglie nobiliari che ambivano alla signoria. La prima cronologicamente fu la famiglia dei Traversari che resse Ravenna fino al 1275 a cui subentrò la famiglia dei Da Polenta. Fu in questi anni che Dante Alighieri trovò ospitalità a Ravenna e qui morì per la malaria contratta durante un'ambasceria a Venezia per conto proprio dei Da Polenta. Fra il XIII e il XIV secolo, il letto dei fiumi Montone e Ronco venne deviato, portando i due fiumi ad abbracciare le mura della città prima dello sbocco a mare; la regolazione delle acque migliorò la resa agricola dei terreni circostanti e la sicurezza della città. Nel 1441 anno il controllo della città passò sotto la Repubblica di Venezia fino al 1509. I veneziani edificarono nel centro cittadino diversi palazzi e la Rocca Brancaleone. Del periodo veneziano restano alcune vestigia murarie, mentre sono pochi gli edifici superstiti: casa Minzoni (via Cairoli), già casa di Vitale Lando (potestà veneto della città), edificata intorno al 1460; la Palazzina Diedo (via Raul Gardini), edificata in epoca rinascimentale; Casa Melandri; la Torre dell'Orologio (1505). La città, passata sotto il controllo dello Stato Pontificio nel 1509, fu nel 1512 saccheggiata dall'esercito francese, in occasione della guerra della Lega Santa. Ravenna restò sotto lo Stato Pontificio per i successivi 350 anni. In questo periodo il progressivo innalzamento del letto dei fiumi Ronco e Montone, ormai pensili intorno alla città, aveva causato diverse alluvioni; al problema si mise fine solo nel XVIII secolo, con la deviazione dei due fiumi che vennero fatti confluire nel canale dei Fiumi Uniti a sud della città. Sul percorso del vecchio letto del fiume Montone venne aperta la nuova darsena, il porto-canale Corsini (dal cognome di papa Clemente XII). Nella città, liberata dalla minaccia delle acque, venne costruito il nuovo Duomo in sostituzione della cattedrale Ursiana, e furono realizzate diverse opere fra cui il tempietto per il sepolcro di Dante. Dopo il breve dominio napoleonico Ravenna tornò allo Stato Pontificio finché, nel 1859, in seguito ad un plebiscito, viene annessa al Regno di Sardegna, che diventerà dal 1861 Regno d'Italia. Nella seconda metà del XX secolo, alla crescita demografica si è affiancata una serie di progetti architettonici che si concentrano in particolare attorno al canale Candiano, che collega la città al mar Adriatico. Nel 1877 visitò la città lo scrittore irlandese Oscar Wilde, che l'anno successivo le dedicò una poesia dal titolo Ravenna. Cinquant'anni prima un altro illustre poeta di lingua inglese, George Byron, aveva abitato a Ravenna. Nel 1903 il pittore austriaco Gustav Klimt, che malvolentieri si spostava da Vienna, si recò due volte a Ravenna, dove l'oro dei mosaici bizantini lo ispirò nella decorazione della sala da pranzo di Palazzo Stoclet, residenza dell'industriale Adolphe Stoclet, collezionista e mecenate. Ravenna fu insignita della Medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra Ravenna ha vissuto di un forte sviluppo industriale grazie anche alla creazione di una raffineria di petrolio, di uno stabilimento petrolchimico e allo sviluppo delle attività di estrazione del gas naturale scoperto nell'entroterra e nel vicino off-shore.
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