La storia
Il Miglio d’oro è un tratto di strada rettilineo tra Ercolano e Torre del Greco la cui lunghezza misurava esattamente un miglio secondo il sistema di unità di misura in uso nella prima metà del Settecento. Per due terzi si estende nel territorio di Ercolano e per un terzo in quello di Torre del Greco e aveva due termini precisi: poco prima del portale d'ingresso della Villa De Bisogno in corso Resina ad Ercolano (pietra miliare IV), dopo l'ingresso degli Scavi archeologici, e Corso Vittorio Emanuele n. civico 87 (pietra miliare V oggi scomparsa), in Torre del Greco, prima di giungere all'incrocio con Via Cesare Battisti. Oggi questa definizione così precisa è sfumata, in quanto per finalità di promozione turistica e di sviluppo territoriale, il concetto di Miglio d'oro si è esteso anche ai comuni di Portici e di San Giorgio a Cremano, cosa che crea un certo equivoco non potendo parlare di "miglio" per un territorio esteso su ben quattro miglia. L'intera fascia del "Miglio d'oro" fu servita, per quasi un secolo, dalla tranvia Napoli-Portici-Torre del Greco che ne favorì lo sviluppo e gli interscambi con il capoluogo. In realtà sul territorio dei quattro Comuni cosiddetti del "Miglio d'oro", oltre che su quello dei quartieri napoletani di Barra e San Giovanni a Teduccio, insistono le 121 ville vesuviane del XVIII secolo censite dall'Ente Ville Vesuviane tra le quali, la Reggia, Palazzo d'Elboeuf, villa Meola, Palazzo Ruffo di Bagnara a Portici, Villa Bisignano a Barra, Villa Bruno, Villa Vannucchi e Villa Pignatelli di Montecalvo a San Giorgio a Cremano, Villa Prota e Villa delle Ginestre a Torre del Greco; esse sono altrettanto belle e grandiose (sebbene alcune in condizioni di fatiscenza) rispetto alle coeve ville di Ercolano ma non rappresentano un unicum così concentrato e quasi integro come sul tratto di Corso Resina ad Ercolano. Il miglio era definito «d'oro» in origine per i giardini ricchi di agrumi e, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, per la presenza di splendide ville del Settecento. Carlo di Borbone, salito sul trono del Regno di Napoli nel 1735, nei primi anni del suo regno, visitando la villa del duca d'Elboeuf, rimase così incantato dalla bellezza del paesaggio e dalla mitezza del clima che decise di trasferirvisi, e nel 1738 commissionò ad Antonio Canevari la costruzione della Reggia di Portici. Nello stesso anno re Carlo patrocinò la prima campagna regolare di scavi per riportare alla luce i resti dell'antica Ercolano. In seguito il prestigio della presenza della dimora reale, il fascino delle vestigia dell'antichità, fecero sì che l'intera corte napoletana e molti altri nobili decisero di trasferirsi lungo il Miglio d'oro, facendosi costruire ville e giardini rococò e neoclassici da celebri architetti del tempo tra cui Luigi Vanvitelli. I proprietari delle ville lungo il Miglio d'oro, per lo più eredi degli aristocratici borbonici che le avevano costruite, non furono in grado di garantirne la conservazione, già pregiudicata dai saccheggi e i bombardamenti della Seconda guerra mondiale e dalla successiva speculazione edilizia. Il Parlamento Italiano, con la legge n. 578 del 29 luglio 1971 istituì l'Ente per le Ville Vesuviane "allo scopo di provvedere alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio artistico costituito dalle Ville Vesuviane". 122 sono le Ville censite e tutelate dall'Ente.
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