La storia
Nei territori che circondano il lago di Garda la presenza umana è databile al Paleolitico medio, come testimoniano in particolare strumenti in selce ritrovati oltre certe altitudini. Del Paleolitico superiore restano tracce di accampamenti sui versanti dei monti Baldo e Stivo, zone frequentate anche nel Mesolitico come attesta la presenza di grandi quantità di selce, anche se testimonianze di questo periodo sono emerse pure nei pressi di Nago, Arco, e Manerba. Dagli oggetti a corredo di alcune tombe di questo periodo ritrovate nei pressi di Arco risalenti al Neolitico si presume che le popolazioni che abitavano il lago entrarono in contatto con la cultura dei vasi a bocca quadrata. Nell'età del bronzo sorsero, nel basso lago e nell'entroterra benacense, numerosi gruppi di case su palafitte, che furono però abbandonate durante l'età del ferro in favore di punti più strategici. Il lago di Garda fu punto d'incontro tra le popolazioni dei Reti, dei Veneti e degli Etruschi che giunsero con i loro commerci in queste zone. I Cenomani, popolazione gallica il cui territorio si estendeva dall'Adige all’Oglio, si insediarono nell’area tra Brescia e il lago intorno al VI secolo a.C., lasciando tracce per lo più nella toponomastica lombarda. L'integrazione tra Romani e Cenomani iniziò probabilmente nel 225 a.C., con un trattato di alleanza, anche se l'effettiva romanizzazione del territorio avvenne tra il II e il I secolo a.C., tanto che nell'89 a.C. vennero concessi i diritti già delle città latine per volontà del console romano Gneo Pompeo Strabone e una quarantina di anni dopo fu concessa la cittadinanza romana a Brescia (che comprendeva la sponda occidentale e settentrionale del Benaco) e a Verona (che comprendeva invece la sponda orientale). Nel primo secolo d.C. i romani costruirono la via Gallica, che collegava Verona con Milano passando da Arilica (l'odierna Peschiera) e la via Claudia Augusta, che collegava la pianura con il passo di Resia e quindi i territori più settentrionali, oltre ad alcune strade di minore importanza che collegavano la val d'Adige con il Garda, la via Benacensis (all'altezza di Torri del Benaco) e la Campiona. Nel 268 il lago fu teatro dello scontro tra l’esercito romano, comandato dal futuro imperatore Claudio il Gotico, e la federazione germanica degli Alemanni, che portò alla definitiva cacciata dall'Italia settentrionale degli Alemanni. La presenza romana è ampiamente testimoniata da insediamenti, ville, resti di centuriazione visibili nella piana a nord di Riva, dai resti di un santuario, da una necropoli situata in una località di Cavaion Veronese in cui furono ritrovati numerosi corredi funebri, da alcune lapidi, testimonianze epigrafiche e dall'altare di Lazise. Dopo il crollo dell'impero romano, la prima popolazione germanica a stanziarsi nell’area furono i Longobardi. Le loro testimonianze sono presenti per lo più lungo le sponde meridionale e orientale, da dove si poteva il controllare sia le vie d'acqua del Garda e del Mincio, che la val d'Adige. In questo periodo avvenne la definitiva cristianizzazione della popolazione, iniziata nei secoli precedenti da San Vigilio e San Zeno. Il lago rimase al confine fra i tre potenti ducati longobardi, di Verona, di Trento e di Brescia, e fu al centro di un'importante rete di comunicazioni commerciali e militari. Dall'Abbazia di San Colombano di Bobbio (PC) dipendeva, pur godendo di relativa autonomia, il ricco Priorato di Bardolino. Questo territorio era inserito nei possedimenti bobbiesi attraverso il controllo del monastero di San Colombano di Bardolino e dipendeva quindi dalla Santa Sede, con il territorio del lago di Garda e il Garda orientale, con le proprietà veronesi in Verona e fra i fiumi Mincio e Adige, della zona della Valpolicella, del veronese e lungo la Via Postumia, oggi sotto tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino). Ancora a metà del XII secolo il documento "Breve recordationis de Terris Ecclesiae Sancti Columbani" documenta le proprietà gardesane dell'abbazia di Bobbio. I primi documenti che testimoniano la presenza di una Fines Gardenses, un'entità dotata di propri funzionari per l'amministrazione della giustizia, anche se non autonomi rispetto al conte di Verona, risalgono all'825. Dopo il mille l'imperatore Enrico II istituì la contea di Garda, detta anche Judicaria gardensis, a cui faceva capo tutta la sponda orientale. A partire dall'XI secolo le cittadine gardesane svilupparono una politica differenziata rispetto a quella dei maggiori centri di influenza - Verona, Brescia e Trento - e questa più ampia autonomia fece sì che, a partire dal secolo successivo, molti centri divennero libere comunità con un forte senso comunitario. Nel XIII secolo gli Scaligeri assoggettarono la sponda orientale del lago, la quale venne compresa amministrativamente nel distretto della Gardesana e del Baldo. I Signori veronesi fecero costruire i castelli di Sirmione, Malcesine e Riva del Garda, rafforzarono le strutture portuali di Lazise e Torri del Benaco, e realizzarono, nell'entroterra, il grande sistema difensivo del Serraglio, unico nel suo genere in Italia. Questo sistema fortificato, terminato da Cangrande II nel 1355, prevedeva castelli isolati a Ponti e Monzambano, quindi una seria continua e ininterrotta di castelli e torri collegate da muri difensivi che partivano da Valeggio sul Mincio e proseguivano poi fino a Nogarole Rocca. Il Serraglio si conservò praticamente integro fino a metà Ottocento, dopo di che venne parzialmente smantellato. Nel 1387, in seguito alla sconfitta di Antonio della Scala, il territorio del Garda venne assoggettato ai Visconti, ma nel 1405 la riva orientale passò alla Repubblica di Venezia, mentre la sponda occidentale era ancora afflitta dalle lotte tra ghibellini e guelfi. Nel 1426 i Visconti persero Brescia (e quindi anche la sponda occidentale del lago) che passò a Venezia tramite dedizione: i 34 comuni benacensi ottennero dalla Serenissima ampie autonomie e a Salò si stabilì il provveditore della Riviera. Nel 1438, per via della guerra tra Venezia e Milano, un evento eccezionale, ricordato anche come Galeas per montes fu il passaggio di una flotta, composta da sei galere e venticinque navi, sulle pendici del monte Baldo, trainate da 2 000 buoi. La flotta navigò sull'Adige e giunse fin quasi a Rovereto, da dove venne trasportata al lago di Garda via terra attraverso la valle del lago di Loppio con un viaggio durato 15 giorni. La flotta venne utilizzata nel lago per contrastare quella milanese ed ebbe il suo maggior successo in una battaglia presso Riva del Garda, quando la città capitolò. Nel 1508 si costituì la lega di Cambrai contro la Repubblica di Venezia, la quale rafforzò i propri domini di Terraferma, tra i quali i castelli di Salò e Padenghe, e inviò galee sul lago, oltre a farne costruire di nuove direttamente sul Garda, presso l'arsenale di Lazise. Durante la guerra i veneti persero parte dei loro domini che però recuperarono nel 1512, quando a Salò poté tornare il provveditore. Nel 1516, con la discesa in Italia dell'imperatore Massimiliano I, la Riviera tornò in mano tedesca, ma il ritorno improvviso del sovrano in Germania consentì alla Serenissima di riconquistare i territori persi. Il territorio venne coinvolto nella guerra di successione spagnola e alcune zone vennero occupate dalle truppe imperiali, ma a nulla valse l'invio di ambasciatori da parte della Serenissima, che si era mantenuta neutrale. Anzi, durante la permanenza di truppe francesi e tedesche vi furono numerosi scontri e i centri abitati furono più volte bombardati. Solo a giugno la guerra si spostò dal lago in altri territori. Nel 1786 Wolfgang Goethe soggiornò a Torbole e Malcesine, e esattamente dieci anni più tardi il lago venne coinvolto nelle guerre napoleoniche: a fine maggio i francesi avanzarono fino al lago e il 30 sconfissero gli austriaci a Borghetto sul Mincio e conquistarono Peschiera. A fine luglio vennero invece sconfitti i francesi che dovettero ritirarsi oltre Salò, occupata dagli austriaci. L'anno seguente i francesi occuparono Mantova, mentre le valli bresciane e la Riviera insorsero, anche se Venezia mantenne il suo status di neutralità e non inviò aiuti in soccorso. I veronesi organizzarono invece, in modo autonomo, delle spedizioni contro i centri occupati dai francesi, ma vennero sconfitti e si videro costretti a ritirarsi a Verona, dove il 17 aprile ebbero inizio le insurrezioni antifrancesi denominate "Pasque Veronesi". Il 17 ottobre venne però firmato il trattato di Campoformio: ai francesi andarono le sponde sud-occidentali, mentre agli austriaci quelle nord-orientali. Nel 1799 la guerra continuò lungo il lago, anche con incursioni dall'acqua, e l'anno successivo la Riviera tornò in mano francese: il lago divenne parte della Repubblica Cisalpina (in seguito trasformatasi in Repubblica Italiana e poi ancora in Regno d'Italia, sempre sotto il controllo francese) venendo suddiviso tra il dipartimento del Mella (la sponda occidentale) e il dipartimento del Mincio (la sponda orientale). Con la sconfitta definitiva di Napoleone nel 1815, al congresso di Vienna si decise, contrariamente ai principi-guida del congresso stesso, di non ricostituire la Repubblica di Venezia, dalle cui ceneri nacque il Regno Lombardo-Veneto: in questo modo tutta la regione gardense tornò in mano austriaca. I due dipartimenti di epoca napoleonica vennero sostituiti dalla provincia di Verona e dalla provincia di Brescia, mentre il territorio trentino con Riva del Garda venne unito alla contea del Tirolo. La prima guerra di indipendenza vide un iniziale avanzamento dell'esercito piemontese: alla notizia del suo avvicinamento, Salò si ribellò al giogo austriaco seguito da Riva del Garda e diversi paesi della sponda veronese si sollevarono. L'esercito austriaco fu costretto a ritirarsi sulla linea del Mincio e il 4 aprile gli austriaci furono cacciati da Lonato e Desenzano, mentre non riuscì il tentativo piemontese di conquistare Peschiera. Dopo la sconfitta piemontese di Custoza venne firmato un armistizio. Nel 1859 iniziò la seconda guerra di indipendenza; il 18 giugno i cacciatori delle Alpi entrarono a Salò. Giuseppe Garibaldi voleva partire per proseguire l'avanzata verso il Veneto attraversando con alcune imbarcazioni il lago, ma nuovi ordini lo obbligarono a spostare le truppe nelle valli bresciane. Le truppe italiane riuscirono però ad affondare un piroscafo austriaco prima di lasciare Salò. Poco dopo venne combattuta la battaglia di Solferino e San Martino, vinta dai franco-sabaudi, e Peschiera venne assediata, ma con l'armistizio di Villafranca si pose fine alla guerra: il Garda tornò a diventare terra di confine, in questa occasione tra italiani e austriaci. Durante la terza guerra di indipendenza Garibaldi tornò nuovamente a Salò, da dove iniziò l'avanzata preliminare all'invasione del Trentino. Intanto le cannoniere austriache che solcavano il lago bombardarono ripetutamente Gargnano e cercarono di ostacolare le operazioni del Corpo Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi. Nonostante l'umiliante sconfitta italiana per mare e per terra, il Veneto venne consegnato al Regno d'Italia, tranne la parte settentrionale del lago, che rimase sotto il controllo austriaco. Durante la prima guerra mondiale si combatté sull'alto Garda, in particolare a nord del massiccio del monte Baldo. Il 23 luglio 1915, il primo bombardamento aereo nella zona, colpì Riva del Garda, mentre il 10 agosto fu bombardata Malcesine e il 25 ottobre nuovamente Riva. I piroscafi del lago vennero requisiti dall'esercito italiano e riequipaggiati come navi da guerra. L'anno seguente furono installate alcune batterie di cannoni e artiglierie, ma il 20 febbraio Riva venne colpita nuovamente. Il giorno seguente tre aerei austriaci bombardarono Desenzano, mentre il 27 febbraio bombe caddero a Nago e Torbole. Nel 1918, mentre sul Baldo infuriavano i combattimenti, venne bombardata nuovamente Riva. Successivamente furono bersagliate Limone e, ancora una volta, Riva, ma con la fine della guerra anche la sponda trentina passò in mano italiana. Nel periodo tra le due guerre il poeta Gabriele D'Annunzio si stabilì a Gardone Riviera, dove sarebbe poi sorto il Vittoriale degli Italiani, sua residenza e oggi museo. Fino al 1943 i fatti della seconda guerra mondiale non interessarono particolarmente la regione del lago, ma in seguito all'istituzione della Repubblica Sociale Italiana il comando tedesco si insediò a Limone e, quello di Benito Mussolini a Gargnano; a Desenzano ebbe sede il Ministero della difesa; a Salò si stabilirono il Ministero degli esteri, il Ministero della Cultura Popolare e le agenzie di stampa. Fasano fu sede dell'ambasciata tedesca e Gardone di quella giapponese, mentre a Maderno trovò sistemazione il Ministero degli interni e il Partito Fascista Repubblicano. La parte trentina del lago venne inoltre occupata militarmente dalla Wehrmacht. Ben presto a Brescia si formò il XV Gruppo Corazzato Leonessa, mentre a Verona presero vita i battaglioni "Mussolini", "Folgore" e "Abbi fede". Mussolini lasciò Gargnano per trasferirsi a Milano in un corteo di sei autovetture il 18 aprile 1945. Un primo bombardamento pesante colpì il viadotto ferroviario di Desenzano del Garda il 22 luglio 1944, mentre furono mitragliati da aerei l'ufficio postale di Torri del Benaco e le postazioni contraeree di Malcesine. Successivamente furono compiuti bombardamenti ripetuti su alcuni centri abitati della sponda veronese. Nel 1945 i cieli sopra il Garda furono teatro degli ultimi combattimenti tra caccia anglo-americani e italo-tedeschi.
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