La storia
Dal IX al IV secolo a. C nella Puglia settentrionale fiorì la civiltà dei Dauni, il cui territorio conosciuto con il nome di Daunia corrisponde alla parte settentrionale della Puglia e comprende la zona del Tavoliere, il promontorio del Gargano e parte del Subappennino. Tracce del passaggio dal Paleolitico all'Eneolitico e Neolitico si trovano nei siti di "Coppa Nevigata" a Manfredonia, Grotta di Manaccora a Peschici, Macchia di Mare e Monte Pucci a Vico del Gargano, e nei "villaggi trincerati" garganici, importanti nel processo di civilizzazione del Neolitico dauno. I ritrovamenti di vasellame testimoniano il commercio dell'industria della ceramica e della selce tra insediamenti neolitici del Gargano, la cultura appenninica e il mondo egeo. La necropoli di Monte Saraceno dell'età del Ferro, con le sue 400 tombe, sarebbe uno dei primi insediamenti esistenti sulle sponde lagunari del Gargano dei liburni, popolazioni provenienti dai Balcani Nord occidentali. Nel periodo di massimo sviluppo della civiltà dauna, caratterizzata da una fiorente cultura artistica, ebbe inizio la colonizzazione greca che sostituì i propri costumi a quelli fino ad allora tramandati. Nella seconda metà del IV secolo a.C., nella lotta contro i Sanniti, le città daune si schierarono con Roma. Durante il periodo romano il Gargano si arricchì di numerose città come Siponto, importanti per cultura e sviluppo economico (dovuto in parte al commercio marittimo e alla posizione di ponte fra occidente e oriente), che saranno i futuri insediamenti medievali. Il Gargano fu particolarmente colpito durante la guerra bizantino-gotica (535 - 553), voluta dall'Imperatore d'Oriente Giustiniano per riconquistare le terre occidentali un tempo appartenute a Roma. La guerra apportò rovine e distruzioni nei centri dauni, depauperando l'economia e evidenziando una perdita di autorità dell'amministrazione romana che favorì l'affermazione del cristianesimo. Nella primavera del 663 il Basileus Costante II Eraclio sbarcato a Taranto con una flotta, conquistò la Puglia, fino al Gargano. Tornato l'Imperatore a Costantinopoli, i Longobardi ripresero la lotta e conquistarono il Gargano e il Bruttium settentrionali. Durante il Medioevo, il collegamento fra Benevento, sede del ducato, e il Gargano, sede del culto micaelico, favorì lo sviluppo religioso ed economico dei centri garganici situati sulla direttrice viaria chiamata Via Sacra Langobardorum, che conduceva in Terra Santa. La riconquista del Gargano da parte dell'impero bizantino tra il IX e il X secolo, oltre alle scorrerie dei Saraceni e degli Slavi lungo le coste, favorì il sorgere di una vera e propria civiltà rupestre, testimoniata dalla nascita di numerosi villaggi sparsi ed evidente nei centri storici di Peschici (Rione delle Grotte), di Vico del Gargano (Rioni Casale, Civita e Terra) e di Monte Sant'Angelo (Rione Junno). Durante l'XI secolo il dominio bizantino fu accompagnato da processo complessivo di grecizzazione delle strutture politiche, amministrative, religiose e culturali, e, in parte, da una ripresa sociale ed economica dei centri urbani, soprattutto quelli costieri. A partire da questo periodo si affermarono, per poi svilupparsi nel XIII secolo, i germi di una nuova stagione politica caratterizzata dalla formazione di un ceto urbano più influente unito ad una ripresa di autorità dei vescovati, che porterà fra l'altro, alla costruzione o ricostruzione di numerose chiese e cattedrali. Contro il dominio bizantino Melo da Bari, esponente di spicco dell'antibizantinismo pugliese, chiese aiuto, a un gruppo di pellegrini normanni tornati dalla Terrasanta. Nel 1017 i Normanni, tornati in forze in Capitanata, sconfissero i Bizantini, avviando così la conquista normanna dell'Italia meridionale e dando inizio a una rinascita economica e sociale, favorita anche dall'atteggiamento abbastanza elastico nei confronti delle autonomie e dei privilegi conquistati dai ceti urbani. Espressione di questa età saranno le cattedrali romaniche, simbolo di rinascita spirituale ed economica. Federico II e suo figlio Manfredi consolidarono il sistema dei castelli. Manfredi eresse nel 1256 una vera e propria città, Manfredonia, dopo che Siponto era stata distrutta da un terremoto. Sotto gli Svevi si registrò un'alta produzione artistica, come dimostra la chiesa di Santa Maria Maggiore in Monte Sant'Angelo. In seguito, con Angioini e Aragonesi, oltre alla perdita dei caratteri di individualità culturale, sostituiti da nuove culture straniere si completò l'infeudamento, iniziato in età sveva. Questo processo di ruralizzazione, diventato poi un elemento caratterizzante dell'intero sviluppo economico e sociale, frenò qualsiasi iniziativa di una possibile industrializzazione. Infine l'istituzione, della Regia dogana della Mena delle pecore di Foggia, ad opera del re Ferdinando I d'Aragona, determinerà il completo abbandono delle terre dell'intera Capitanata, privata di un ricco patrimonio economico, usato ormai solo come terra di pascolo e di transito per le greggi provenienti da Molise e dagli Abruzzi. Tutto ciò produsse, fra il XIV e il XV secolo, la scomparsa di numerosi villaggi rurali e il fenomeno, ancora oggi presente, dell'accentramento della popolazione urbana. Il territorio si ricoprì di una fitta rete di tratturi, destinati al transito del bestiame, con presenza di poste, di masserie da campo e da pecore, nonché con i famosi e caratteristici recinti detti "jazzi". Durante il periodo aragonese ci furono vari tentativi di restaurazione angioina e rivolte baronali. Ferdinando I, per pacificare la regione, concesse in feudo il Gargano al principe albanese Giorgio Castriota (lo Skanderbeg), mentre nelle città costiere incominciarono le incursioni dei Turchi: a Vieste nel 1554 furono uccisi più di 5000 abitanti, mentre Manfredonia, nel 1620, fu occupata e incendiata. La politica dei Borbone fu più attenta ai bisogni reali dei centri urbani, tendendo a frenare abusi feudali e privilegi ecclesiastici. Tra il 1806 e il 1815, con i francesi, si ha il fenomeno dell'eversione della feudalità, il frazionamento del Tavoliere e la conseguente censurazione, l'abolizione della Dogana e la revisione dei catasti. Le terre furono sottratte al pascolo e al bosco, quindi dissodate e poste a coltura e le zone paludose, come quelle sipontine., bonificate. Questa politica di rinnovamento trovò un'accanita resistenza da parte dei nobili locali, dei latifondisti e del clero, oltre a creare le basi per un progressivo depauperamento del ricco patrimonio boschivo e forestale del Gargano. La Capitanata e il Gargano non conobbero maggiore floridezza economica dopo l'Unità d'Italia. I secolari problemi agricoli e sociali rimasero irrisolti e la situazione all'inizio del Novecento era una delle peggiori di tutta l'Italia meridionale. Solo nel secondo dopoguerra si cominciano a manifestare forme di vita rispondenti a una società più moderna e civile. Allo stesso tempo, però, l'economia di alcune cittadine, soprattutto Rodi Garganico subì un crollo a causa della guerra fredda che dall'oggi al domani ridurrà a zero i rapporti commerciali intensi e, ormai, secolari, che legavano la cittadina alle coste dalmate. Il Gargano, soprannominato lo sperone d’Italia, è il promontorio montuoso che si estende nella parte settentrionale della Puglia, nel settore nord-orientale della provincia di Foggia, tra il mare Adriatico e il Tavoliere delle Puglie. La linea ideale di separazione tra il Gargano e il Tavoliere delle Puglie corrisponde alla parte orientale delimitata dal fiume Candelaro. Il Parco Nazionale del Gargano, con i suoi oltre centoventimila ettari di estensione, è caratterizzato da una serie di habitat unici nel loro genere in cui si contano oltre duemiladuecento specie vegetali, circa il 35% dell’intera flora nazionale. Il parco vanta anche dei record, come quello di essere il luogo d'Europa con la più alta concentrazione di orchidee spontanee di diverse varietà. Percorrendo la strada costiera da Nord a Sud, da Rodi Garganico verso Manfredonia, si incontrano, tra le rocce e i boschi di pini d'Aleppo, torri di vedetta edificate tra il tredicesimo e il sedicesimo secolo per difendere il territorio dalle incursioni dei saraceni. Nel tratto costiero tra Peschici e Vieste, si vedono in riva al mare i trabucchi, grandi strutture di legno per la pesca costruite nell’Ottocento ma ideate molto probabilmente dai Fenici. Sembrano palafitte fragili e leggere e invece riescono a resistere anche alle violente mareggiate. Sono collocate presso la confluenza delle correnti, dove il passaggio di banchi di pesce è frequente ma nello stesso tempo è più pericoloso spingere le barche. I trabucchi consentivano di pescare senza inoltrarsi in mare aperto, fronteggiandone i pericoli ma richiedevano ai trabucchisti doti da acrobata: mentre uno dalla piattaforma del trabucco scrutava le correnti, altri tre dovevano sporgersi all'esterno per orientare le lunghe antenne che reggevano la rete, protese sul mare anche fino a trenta metri. Oggi i trabucchi sopravvissuti sono una decina, tutelati dall’Ente Parco come simboli del territorio. Il Gargano è anche terra di Federico II, che veniva a caccia di cinghiali, e della Riserva naturale della Foresta Umbra, che si estende per circa quattrocento ettari, e in cui lottano per sfuggire all’estinzione gli ultimi esemplari di capriolo italico; la terra delle antiche masserie trasformate in affascinanti relais, degli uliveti della piana di Vieste e dei frantoi scavati nella roccia, la terra degli eremi medievali e, andando sempre più indietro nel tempo, di insediamenti preistorici tra i più remoti d'Europa come la Grotta di Paglicci, dove oltre 20 mila anni fa qualcuno incideva graffiti e dipingeva cavalli con il rosso dell’ocra sul bianco della pietra calcarea. La Grotta Paglicci, a Rignano Garganico, ricca di graffiti, rudimentali pitture rupestri e impronte di mani, è uno dei luoghi più interessanti per lo studio della civiltà paleolitica in Europa, per la varietà degli strati archeologici (reperti su flora, fauna e condizioni dell'uomo preistorico). Nella grotta sono stati scoperti più di 45000 reperti, quasi tutti conservati presso gli archivi della Soprintendenza Archeologica di Taranto e nella mostra-museo di Rignano Garganico.Il Gargano ha oggi una funzione trainante nell'economia della Puglia grazie allo sviluppo del turismo degli anni Sessanta. La provincia di Foggia accoglie turisti da tutto il mondo che vengono a visitare i centri religiosi – il Santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo, il Santuario di San Pio a San Giovanni Rotondo, conventi di San Matteo e Stignano a San Marco in Lamis – e quelli balneari di Vieste, Peschici, Rodi Garganico, San Menaio e Calenella di Vico del Gargano, Mattinata, Manfredonia, le Isole Tremiti, i laghi di Lesina e Varano, la Foresta Umbra, i siti archeologici sparsi su tutto il territorio come quelli di Siponto a Manfredonia, Grotta Paglicci a Rignano Garganico. Caratteristici i centri storici dei comuni interni, come Ischitella, Carpino e Vico del Gargano, uno dei borghi più belli d'Italia.
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