La storia
La Reggia di Caserta fu progettata dall’architetto Luigi Vanvitelli, su incarico di Carlo di Borbone, il quale intendeva emulare la residenza di Versailles, che Luigi XIV aveva fatto costruire per farne il centro del suo potere. Vanvitelli (1700-1773) aveva ereditato dal padre Gaspare (dal cognome, Van Wittel, ancora nella grafia originaria) la vocazione per la pittura. Ben presto, però, si sviluppò e prevalse il richiamo dell'architettura, della quale ebbe una visione assolutamente personale. Suo maestro fu Filippo Juvarra, autore, tra le altre opere, della Basilica di Superga, dell'esterno del Palazzo Reale di Madrid e della Sacrestia di San Pietro; e da Juvarra trasse gli elementi dell'architettura classica. Da solo, poi, proseguì gli studi osservando e misurando scrupolosamente i monumenti di Roma, appassionandosi a Vitruvio e ai trattatisti del '500. Pur legato culturalmente al barocco, Vanvitelli sviluppò una propria originale visione architettonica, e l'incarico offertogli da Carlo di Borbone gli fornì l'occasione per metterla in pratica. Le reminiscenze barocche, i modelli di Borromini, di Guarini e di Bernini che affiorano nel progetto del Palazzo Reale di Caserta non prevalgono sulle intuizioni dell'architetto: l'unicità dell'opera vanvitelliana costituisce la base del gusto neoclassico che si affermerà negli anni a venire.
La costruzione del palazzo cominciò nel 1752: la direzione dei lavori passò prima a Carlo Vanvitelli per proseguire sotto la guida di altri architetti fino al 1847. Il rallentamento dei lavori fu dovuto al calo d’interesse seguito alla partenza di Carlo III: sotto il suo successore, Ferdinando IV, la corte abitava la reggia solo in estate, mentre Ferdinando II, l’ultimo re, la elesse a dimora preferita. La Reggia appartenne ai Borbone (tranne durante la parentesi napoleonica), poi ai Savoia – fino al 1921, quando passò allo Stato. L’edificio ha pianta rettangolare, con quattro cortili interni divisi dai due corpi di fabbrica centrali che si intersecano perpendicolarmente. Il progetto originario prevedeva due ali semicircolari che dovevano abbracciare l’enorme piazza prospiciente la facciata principale ammorbidendo il prospetto, ora isolato. Le due facciate – uguali e rivolte una alla piazza d’Armi, l’altra al parco – sono realizzate in laterizio e travertino con basamento a bugnato, doppio ordine di finestre e balaustra sull’ultimo piano. Dall’atrio del palazzo si accede al vestibolo inferiore, con prospettiva sui quattro cortili che aprono la vista sul parco. Lo scenografico scalone d’onore, con grande rampa centrale seguita da due rampe laterali, conduce al vestibolo superiore a pianta ottagonale, illuminato da finestroni. Di fronte è la Cappella Palatina, rettangolare con abside semicircolare, decorata da marmi policromi con volta a botte ornata di cassettoni e rosoni dorati. A sinistra della Cappella si aprono gli Appartamenti Reali che comprendono la Sala del trono preceduta da anticamere, l’appartamento del re e quello della regina. Le anticamere sono: la Sala degli Alabardieri, la Sala delle Guardie del Corpo e la Sala di Alessandro che funge da collegamento tra gli ambienti settecenteschi e quelli ottocenteschi. Di qui si aprono, a sinistra, l’appartamento del Settecento e, a destra, quello dell’Ottocento (cd. Appartamento nuovo). L’Appartamento nuovo, realizzato durante gli anni del regno francese, è introdotto da due anticamere di gusto neoclassico, la Sala di Marte e la Sala di Astrea. La Sala del trono ha pilastri corinzi alle pareti mentre l’architrave è decorata con i ritratti della casa regnante, opera di vari scultori. La Sala del Consiglio, dalla quale si accede all’appartamento privato del re, presenta un soffitto a volta affrescato da Cammarano e pareti decorate da grandi dipinti ottocenteschi. Nella prima e seconda Anticamera di Gioacchino Murat e nella Camera da Letto si trova parte degli arredi della residenza reale di Portici: commode e consolle in mogano e bronzi dorati sono in stile impero francese, come il letto e le sedie tappezzate di seta con le cifre del sovrano. L’Appartamento del Settecento, il il primo ad essere abitato da Ferdinando IV e Maria Carolina, è preceduto da quattro sale di conversazione, dette Stanze delle Stagioni dagli affreschi delle volte. Dell’Appartamento di Ferdinando I di Borbone, la prima sala, il cd. Gabinetto Ricco di Sua Maestà, è decorata con gli arredi del celebre mobiliere tedesco Weisweiler e da gouaches di Hackert raffiguranti i siti reali. Nell’Appartamento di Maria Carolina spiccano quattro piccoli ambienti decorati secondo il tipico gusto roccocò; attraverso il Gabinetto degli Stucchi si accede al Gabinetto per uso del Bagno e al Gabinetto ad uso del Ristretto, con specchi veneziani, putti, affreschi di Fischetti e una vasca in marmo con decorazioni trompe l’oeil. Dal boudoir si passa nella Sala di Compagnia, quindi nella Sala delle Dame di Corte fino alle due sale di lettura anticamera della Biblioteca Palatina, composta da tre sale decorate dal pittore tedesco Fugger. La Sala ellittica, in origine destinata ai divertimenti di corte, ospita la ricostruzione del Presepe Reale: da qui si accede alla Pinacoteca, una raccolta di opere (nature morte, scene di battaglie, la serie dei Porti del Regno delle due Sicilie di Hackert) distribuite in più ambienti alcuni dei quali, la cd. Quadreria, espongono i ritratti dei reali della dinastia Borbone. Nelle restrostanze dell'Appartamento storico si snoda, infine, l’allestimento della mostra di arte contemporanea Terrae Motus, messa insieme dal gallerista Lucio Amelio dopo il terremoto del 1980. Di grande rilevanza è, infine, il Teatro, nel lato occidentale del Palazzo, riproduzione in scala del San Carlo di Napoli con cinque ordini di palchi e un sontuoso palco reale: unico ambiente ultimato da Vanvitelli padre per volontà di Ferdinando IV, fu inaugurato nel 1769. Insieme all’edificio, Vanvitelli ideò il Parco circostante, splendido esempio di giardino all’italiana. La Reggia di Caserta appartenne alla Casa Borbone per oltre un secolo: dal 1752 al 1860, anno in cui passò ai Savoia. Un decreto ministeriale la attribuì al demanio dello Stato Italiano nel 1919. La vicenda della Reggia di Caserta si sovrappone perfettamente al tracciato storico degli oltre due secoli della sua vita. Vanto, orgoglio e fasto dei Borbone all'inizio, controllata per brevissimo tempo dalla Repubblica Napoletana nel 1799 e nello stesso anno riappropriata al Borbone fino al 1805, quando le sorti di Napoleone portarono il condottiero corso a dominare l'intera Europa e ad assegnare prima al fratello del Bonaparte, Giuseppe, e poi, nel 1808, a Gioacchino Murat il Regno delle Due Sicilie, tornò alla Casa Borbone con la caduta delle aquile napoleoniche ed il susseguente Congresso di Vienna nel 1815. Seguì il periodo Savoia dal 1860 al 1919. Dal 1926 e negli anni che precedettero e videro lo svolgersi del Secondo Conflitto Mondiale, e fino al 1943, ospitò l'Accademia dell'Aeronautica Militare Italiana. Il 14 dicembre del 1943, dopo lo sbarco degli Alleati a Salerno, fu occupata dalle Armate Alleate. Il 27 aprile del 1945 accolse i plenipotenziari che vi firmarono la resa delle armi germaniche in Italia. Nel luglio del 1994, infine, ospitò per una cena offerta dal Presidente della Repubblica i Capi di Stato in occasione del Vertice G7. Attualmente ospita la Soprintendenza ai Beni Ambientali Artistici Architettonici e Storici di Caserta (cui è affidata in consegna), l'Ente Provinciale per il Turismo di Caserta, la Società di Storia Patria, la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, la Scuola Sottufficiali dell'Aeronautica Militare ed alcuni alloggi di servizio.
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